Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

te, in quanto certi critici la risolvono o con una negazione radicale, o con un'interpretazione d'ordine estetico, qualora si tratti di un autore. Per Gaétan Picon, ad esempio, anche la scrittura autobiografica esclude la «sincerità»: Né Montaigne - dice - né Retz, né Rousseau, né Chateaubriand, né Stendhal, né Gide sono, nel1'intimità, l'uomo che si erano proposti di consegnarci: non appena prendono la penna, una forza misteriosa devia loro la mano: l'opera si sostituisce alla sincerità... Stendhal crede solo alla verità dei singoli fatti, e procede attraverso sogni e simboli4. In modo più caustico, Valéry annota come la sincerità sia una maniera di simulare dissimulando, e fra quelle che egli chiama le scimmie della nudità annovera Rousseau. <<Sic Jean-Jacques-Mascherata della nudità»5 • Altrove leggiamo, nei Cahiers: Ricerca della "verità" (dell'essere veri) nelle arti - è una falsa direzione6 , e ancora questa espressione: Per quanto riguarda il "pensiero", le opere sono delle falsificazioni, dato che eliminano il provvisorio e il non reiterabile, l'istantaneo e il mescolamento di puro e impuro, disordine e ordine7. Mare Fumaroli - al quale dobbiamo un libro magistrale sulla drammaturgia corneliana - cita lo stupefacente Ringraziamento che Corneille presenta al re nel 1663: Mon génie au théatre a voulu m'attacher Il en a fait mon fort, je m'y dois attacher Partout ailleurs je rampe et je ne suis plus moimeme. 229

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