Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

a quella rappresentazione concreta e favolosa che consente di rendere visibile una relazione astratta, ossia al paradosso zenoniano-di Achille e della tartaruga, grazie al quale è possibile raffigurare la problematica del continuum» (H. Blumenberg, Sokrates und das "Objet ambigu". Paul Valérys Auseinandersetzung mit der Tradition der Ontologie des iistetischen Gegenstandes, in Epimeleia. Die Sorge der Philosophie um den Menschen, a cura di Franz Wiedmann, Miinchen, Verlag Anton Pustet, 1964, p. 297). 32 «L'affare Zenone» (P. Valécy, Cahiers, cit., p. 676). 33 «Sofisma» (ibidem, p. 484). 34 «Qui pro quo» (ibidem, p. 549). 36 «Trucco» (ibidem, p. 578). 36 «Un gioco di prestigio per sostituzione di immagini, o sovrimposizione di immagini incompatibili» (ibidem, p. 725). 37 «Pseudo-problemi» (ibidem, p. 510). 38 «Quadruplice confusione» (ibidem, p. 554). 39 «Non solo questi sviluppi nascono, come i loro prete:;_sti, da una confusione, ma la filosofia nella sua quasi totale interezza - E -questa confusione» (ibidem, p. 621). 40 «Il Zenoniano» (ibidem, p. 725). 41 «Già il solo esame delle posizioni di Zenone mostra che si tratta di un problema di parole» (ibidem, p. 555). 42 «Il risultato evidente degli argomenti di Zenone è la dimostrazione di una confusione nel linguaggio» (ibidem, p. 556). 43 «Due tempi e due spazi incomunicabili» (P. Valéry, Oeuvres, cit., II, p. 104). 44 «La letteratura non è un semplice inganno, è il potere pericoloso di andare, attraverso l'infinita molteplicità dell'immaginario, verso ciò che è. La differenza fra reale e irreale, l'inestimabile privilegio del reale, è che la realtà è meno reale, non essendo altro che irrealtà negata, dissolta dall'energico lavoro della negazione, e da quell'altra negazione che è il lavoro stesso. Proprio questo meno, sorta di scarnificazione e di assottigliamento dello spazio, ci permette di andare, con la felicità della linea retta, da un punto all'altro. Ma è il più indefinito, l'essenza dell'immaginario, a impedire sempre [...] ad Achille di raggiungere la tartaruga, e forse all'uomo di raggiungersi vivo in un punto che renderebbe la sua morte perfettamente umana, e, di conseguenza, invisibile» (M. Blanchot, L 'infini littéraire: l'Aleph, cit., pp. 142-143 [traci. it. Il Libro a venire, cit., p. 103]). 226

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