Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

coliques in cui si afferma che l'atto della traduzione consiste nel porre i propri passi sulle vestigia di quelli dell'autore. L'analogia può sembrare forzata, ma a ben vedere è proprio il testo dello scrittore argentino a suggerirla, dato che il nome di Valéry ritorna a più riprese nell'elenco delle opere di Menard. Infatti, se il primo titolo di questa lista fantastica (basata su deliberati anacronismi e false attribuzioni) è un sonetto simbolista pubblicato sulla rivista «La Conque» nel 1899, al quindicesimo posto si segnala una trasposizione in alessandrini del Cimetière marin apparsa nella «Nouvelle Revue Française» del gennaio 1928. Come dire, una traduzione di tipo metrico. Il titolo successivo, non meno sorprendente, si riferisce invece a un'invettiva contro lo stesso Valéry, ospitata nella rivista surrealista di Jacques Reboul, "Hojas para la supresion de la realidad" 18 . In realtà, questo testo avrebbe espresso il contrario dei sentimenti nutriti da Menard nei riguardi del poeta (il che, precisa il narratore, permise alla loro amicizia di rimanere del tutto inalterata). Anche il suo messaggio, insomma, richiedeva una adeguata traduzione... In un altro passo del racconto, l'autore del Cimetière marin viene evocato in maniera assai più rilevante. L'autore del secondo Quichote, osserva Borges, fu «un simbolista de Nimes, devoto esencialmente de Poe, que engendr6 a Baudelaire, que engendr6 a Mallarmé, que engendr6 a Valéry, que engendr6 a Edmond Teste»19 . Menard corrisponde quindi al prodotto finale, al frutto-fantasma, di un albero genealogico il cui estremo rappresentante è appunto Valéry, o meglio, il suo alter ego mentale. Così, in definitiva, questo personaggio paradigmatico si rivela essere nient'altro che la proiezione di una proiezione, un Monsieur Teste ulteriore. Se, come ha spiegato Steiner, il più penetrante e profondo commento sul tema della traduzione è il Pierre Menard, non bisognerebbe dimenticare che Borges modellò il suo protagonista sulla figura e l'opera di Valéry. 218

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