Il piccolo Hans - anno XIX - n. 73 - primavera 1992

«Nouvelle Revue française». Lo riconoscerà più tardi lo stesso Ferrieri nella prefazione, tuttora inedita, a un progetto di antologia della rivista: «Ma noi avevamo proceduto secondo una certa linea comune, per tutto il tempo della direzione Rivière, e più tardi fino a Paulhan, naturalmente nei limiti diversi di una vitalità più ricca e più intensa da parte del NRF, rispetto alla nostra di più limitate possibilità». L'argomento d'una scelta rigorosa, alternativa rispetto al raggio d'osservazione di quotidiani e riviste e la consapevolezza di una generosità ben motivata è rafforzato dalla citazione in negativo dei critici apprezzati dal pubblico borghese: Paul Souday, critico ufficiale di «Le Temps» e Fernand Vandérem, che scriveva su riviste come «Candide» e «La Revue de Paris». 11 Le argomentazioni della corrispondenza privata si ripresentano nella forma di premessa all'ultima recensione, ove in chiave più testamentaria che programmatica, visto che non manderà altro alla rivista, Montale sottolinea «le ragioni di severa scelta che devono guidare chi non voglia lasciarsi travolgere dalla marea crescente delle novità» e loda ancora l'apertura europea del «Convegno», badando a non urtare la suscettibilità delle direttive autarchiche del Regime: «[...] sta il fatto che il Convegno, unica rivista italiana che dedichi molto spazio a cose letterarie francesi, rion può allargare di troppo questa rubrica senza far torto alla cronaca di libri italiani. Perciò nelle presenti noterelle di letteratura francese il lettore non si attenda di ritrovare annualmente che pochi libri, ma tutti di valore insolito o rappresentativi di un atteggiamento particolare, del1'orientamento di un "gruppo", o comunque di qualche distintivo dello spirito francese contemporaneo che sarebbe errore trascurare». 12 La nota, annunciata il 28 settembre col corredo di «varie chiacchiere generali», sorpassa i confini della pura recensione, allargandosi a confronto tra il metodo antisistematico, ma solidale con il proprio tempo, di critici francesi come du Bos e Alain e l'astrazione del sistema crociano. Del resto è proprio Montale a proporre due mesi prima L'estetica di Alain di Solmi: «[...] ti prego di pubblicare in questo n. del Convegno (al quale non darò la nota francese) l' Alain di Solmi. (Nel testo, però, non nelle note, che curerò io tutto l'anno, dandone una ogni 2 numeri)», 2 luglio '27. Quello scritto gli offre poi l'aggancio per una polemica che travalica l'oggetto e consiglia di spostare la nota su du Bos dalla rubrica finale ai saggi, sotto il titolo Giornate di lettura, già impiegato da Gian Battista Angioletti nel n. 6 dello stesso anno per Emilio Cecchi (cfr. lettera VIII). 1 3 Dalle lettere IX-XI traspare l'ansia di attutire il pedale spinto troppo palesemente contro Croce, eliminando la nota che attaccava la famosa distinzione crociana di poesia e non poesia, anche se nella sostanza le ''approssimazioni" e l'empirismc di du Bos sono enfatizzati in polemica con l'astrattezza dell'intuizione pura e l'indifferenza della scuola croeiana alle condizioni pratiche della realizzazione artistica. 14 Un necrologio del musicista Giannotto Bastianelli apparve a firma m.m. (Matteo Marangoni) sul n. 9 di quell'anno. L'omaggio a Rilke, morto nel dicembre '26, è il n. 10 dell'ottobre 1927. Solmi recensisce la nuova 211

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