preda al vino, Isabella, decide di costruire in onore della donna un mausoleo con di fronte uno stretto ponte. Chiunque voglia varcarlo si imbatterà nel guerriero pagano: ai fratelli di fede si limiterà a togliere le armi, per appenderle come trofei; i cristiani saranno fatti prigionieri, e mandati ad Algeri. Né esclude che possa capitare a lui stesso di cadere nell'acqua del fiume Aveasi immaginato il Saracino che, per gir spesso a rischio di cadere dal ponticel nel fiume a capo chino dove gli converria molt'acqua bere, del fallo a che l'indusse il troppo vino dovesse netto e mondo rimanere; come l'acqua, non men che 'l vino, estingua l'errar che fa pel vino o mano o lingua. (XXXIX, 37) Quando si vede arrivare Orlando, tutto nudo, inveisce contro questo «indiscreto villan [...] temerario, importuno et arrogante». Il ponte non è fatto per lui, «bestia balorda», ma «sol per signori e cavalieri». Ma il Conte non lo ascolta neppure, «eh'era in gran pensier distratto». E Rodomonte, sdegnando di opporglisi con la spada, si fa avanti, pensando di gettarlo facilmente nel fiume. Ma il paladino, dotato di un'«estrema forza a cui per l'universo / nessuno o raro paragon si dava», trascina con sé in acqua il pagano: Cadon nel fiume e vanno al fondo insieme ne salta in aria l'onda, e il lito geme. Il tutto, come già era accaduto per lo scontro tra Bradamante e Sacripante nel Canto I, avviene sotto gli occhi di una donzella (Fiordiligi), che approfitta della zuffa per varcare indenne il ponte e penetrare nel mausoleo, 234
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