Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 72 - inverno 1991-1992

effetti ed immagini che si ricoprono. Gli eroi dei due episodi finiscono per somigliarsi: l'uno e l'altro si scagliano, ciecamente, contro chi, uomo, donna, fanciullo, si trovino di fronte; l'uno e l'altro volgono il proprio furore sulle opere di mano dell'uomo, le capanne dei contadini Orlando, le case di Parigi Rodomonte; l'uno e l'altro dimettono persino l'abito della civiltà: «Di fango brutto, e molle d'acqua vanne» (XIV, 120, 1) il re di Sarza entro Parigi; da «brutta rugine», da «muffa» (XXXIX, 56, 4) Astolfo deve ripulire il Conte prima di potergli insufflare il senno che aveva smarrito; l'uno e l'altro, infine, nel loro eccesso, appaiono chiusi in se stessi, in una totale solitudine che amplifica le loro gesta e li segrega dalla umana comunità. Ma impeto guerriero e impeto amoroso non godono dello stesso statuto. Battaglie, zuffe, duelli, disfide, contengono in sé il rischio della monotonia, della ripetitività. Accade cosl che, nella stessa tradizione di massima nobiltà poetica, pochi momenti esemplari rimangono vividi nella memoria del lettore: il duello tra Achille ed Ettore, dell' Iliade, quello tra Enea e Turno, dell'Eneide, qualche grande battaglia di Shakespeare, la Borodino di Tolstoi. Non molto altro. L'alto magistero ariostesco si adopra per sfuggire a questo limite che sembra insito nelle cose. Circonda di un alone di silenzio, e quasi di mistero, lo scontro, ad apertura del poema, tra Bradamante e Sacripante; e subito lo degrada, ironicamente, nello scorno del guerriero pagano ali'apprendere, in cospetto dell'amata Angelica, di essere stato disarcionato da una donna. Conclude con un colpo di scena il duello tra Atlante e ancora Bradamante: 232 Disegnando levargli ella la testa alza la man vittor:iosa in fretta; ma poi che 'l viso mira, il colpo arresta, quasi sdegnando sl bassa vendetta; un venerabil vecchio in faccia mesta

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