Il dialogo delle cornici visibili nell'immagine si rivela così come sintomo della pressione del genere del fotoromanzo, che sovrappone alla cornice dei suoi elementi i limiti del libro che le accoglie. La stessa influenza si ritrova a livello di ben altri parametri. Da questo punto di vista, il tratto più saliente della foto qui analizzata è incontestabilmente la ricerca del contrasto, lo sforzo per realizzare possibilità divergenti all'interno di una sola immagine. Così l'illuminazione è doppia: per l'insieme della foto la sorgente luminosa è situata a destra, ma, nell'immagine fotografata, la luce proviene da sinistra. Stessa duplicità per quanto riguarda il grado di nitidezza rappresentativa: la precisione dell'insieme non impedisce l'apparizione di qualche flou localizzato. Stessa cosa infine (ma questa enumerazione non pretende di essere esaustiva) a proposito della combinazione delle linee di fuga antagoniste ai diversi livelli dell'immagine - effetto tanto più visibile in quanto contrasta con i ricorsi quasi sistematici alla ripresa frontale e non tralascia di sottolineare, con le sue impasses, il carattere essenzialmente bidimensionale della fotografia. Tali variazioni, vale ripeterlo, non traducono affatto un certo gusto per la prodezza tecnica o per il pezzo di bravura. Esse rendono in concreto come il principio sequenziale del fotoromanzo incida sulla tecnica fotografica. Conviene allora ammetterlo: per la sua inclinazione alla serie, Droit de regards non si presta alla citazione. Quanto detto avrà dunque valore soltanto se riconsiderato nel quadro di un approccio meno parziale. Jan Baetens Traduzione di Maria Grazia Porcelli 228
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