gini - e quelli di Droit de regards sono sempre generosi - consiste appunto nell'ispessire, nel rendere visibili i limiti inflitti all'immagine. Più della foto letteralmente «a piena pagina», quella circondata di bianco rende esplicito come le immagini vengano ad inscriversi su un supporto non più vergine, e le cui particolarità influiscono persino sulla cornice delle foto isolate sulla pagina: se, in Droit de regards, è consentito che la foto o le foto non riempiano la superficie che i margini riservano alle immagini, l'opera impedisce ogni sconfinamento sui bianchi all'intorno. Si comprende allora come la foto alla pagina 81 faccia tutto tranne che mettere in sordina il problema della cornice e, più generalmente, del supporto che occupa. In che modo? I passe-partout, ovviamente. La loro successione, che porta dalla cornice tenuta dalla bambina a quella dei bordi della pagina contro cui urta - e si spezza? - la seconda cornice a giorno. Ma anche - e molto sottilmente - lo sfondo dell'immagine. Questo sfondo non è quello del pavimento, ma quello del muro su cui era apparsa per la prima volta circa quindici pagine prima, la foto generatrice dell'inserto (vedi illustrazione 4) che la bambina ha appena scagliato per terra. Gustosa contraddizione: se la posizione obliqua della foto, così come la cornice a giorno rotta, connotano ciascuna un ad quem (la foto scagliata al suolo), il nero pressoché uniforme che la incornicia reinstaura l' a quo (la foto appesa al muro della camera in cui «tutto» è cominciato). Evitando ogni interpretazione naturalista, e illuminando a sua volta il salto dalla foto alla foto-sequenza, questa anfibologia molto costruita si allea con l'esibizione delle cornici fotografate per far risaltare il supporto della pagina, sfondo e cornice di ciascuna delle immagini del libro. Sotto questo profilo, sembra del tutto corretto fare dell'inclinazione della più grande delle cornici a giorno una lettura similmente autoreferenziale: piuttosto che rappresentare solitudine o violenza, la posizione obliqua sarebbe dettata dalla volontà di trasporre, se non 226
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