mente designato come fittizio e irreale. Così, è sovvertendo le frontiere fra i livelli che Droit de regards contrasta l'illusione referenziale così pronta ad assimilare l'opera al Mondo14 . Tuttavia, man mano che l'occhio insiste, molti degli aspetti di questa struttura bicefala di catture e liberazioni rivelano ben presto funzionamenti altrimenti complessi. L'esempio più evidente è, in questo caso, la transizione costituita dalle pagine 80 e 81 (vedi illustrazioni 3a e 3b), irriducibile alla definizione generale di cattura precedentemente formulata. Ricordiamo innanzitutto la regola: per cattura s'intende la ripresa (la citazione) dell'ultima immagine di una catena (ottenuta o meno da una liberazione preliminare) all'interno della prima immagine della catena successiva, che mostra in modo chiaro la foto precedente come foto nella foto (cfr. illustrazione 1 a-b, che ne fornisce un esempio da manuale15 ). E vediamo come la transizione da una sequenza «inglobata» (imperniata, nel caso specifico, su due bambine che giocano a dama secondo una polisemia perfettamente analizzata da Derrida16 ) alla narrazione «inglobante» (quella che ritraccia le erranze di una protagonista, che si ritrova sin dalla pagina 82, qui non analizzata), censuri e trasformi questo modello di cattura semplice. Alterazione, e complessificazione, della regola, poiché non una, ma due sono le immagini che servono da collegamento fra le sequenze, e nessuna di queste foto rappresenta, a rigore, la clausola della serie che si compie a pagina 80. Non soltanto il semplice diviene doppio: vi si aggiunge anche la scomparsa dell'immagine-perno della cattura «tradizionale» (quella a cui ci avevano abituati le precedenti metamorfosi del meccanismo). O ancora: una tendenza allo scaglionamento va di pari passo con la cancellazione di un certo numero di picchetti narrativi utili ad un facile consumo del racconto. 221
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