Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

ma, se sfiorava con il piede lo stivaletto di lei, passava subito dalla parte opposta e rifaceva lo stesso. Vi fu un momento in cui faceva dei gesti particolari con le due mani intorno al naso: sua madre raccontò che questi gesti erano quelli che faceva un malato mentale molto conosciuto da tutti a Minsk - in uno dei sogni del ragazzino noi incontreremo questo malato. Durante un certo periodo di tempo non permise a nessuno di avvicinarsi al letto della mamma, che condivideva con lei. Questo letto era sistemato contro il muro; se qualcuno si avvicinava, lui si metteva di traverso. Infine si mise a parlare in un tale modo che a ciascuna affermazione faceva seguito subito la sua negazione: «dammi del tè, non darmelo», «io voglio, io non voglio»; «io capisco, non capisco» ecc. ecc. Disgraziatamente, ho troppe poche note su questo caso, non avendo cominciato a scrivere se non dopo un mese dall'inizio del trattamento, a proposito di un sogno. Ma, per quanto mi ricordi, fino a quel momento aveva fatto pochissimi sogni, e molto difficili da analizzare. Sarò arrivata a scriverne tre in tutto. È giocoforza quindi, per me, appoggiarmi non tanto su di un materiale psicoanalitico, quanto su delle impressioni generali e sul ricordo dei procedimenti pedagogici che ho applicato. Poco dopo avermi raccontato le circostanze della comparsa del suo rituale di spostamento degli oggetti, questo sintomo scomparve. Mi sforzai allora di spiegargli il significato di questa pietra nel petto a causa della quale provava lo stiramento: è la sua coscienza che non è tranquilla, e questa impressione illustra in modo concreto il detto: «ho una pietra sul petto»; il sintomo, a sua volta, non tardò a scomparire. Quanto alle eclissi della coscienza, non ho potuto avere a che fare con esse se non in uno stadio ulteriore della evoluzione del trattamento, ed ecco come ci sono arrivata. Mi ero subito accorta che questi incidenti erano molto 231

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