di constatare con entusiasmo che era un mago tutte le volte che se ne presentava l'occasione. Da allora il nome di Monia saltava fuori ogni momento nei nostri colloqui: Monia la sapeva più lunga degli altri e l'aveva iniziato a suo modo al segreto dei sessi: grazie a lui il nostro ragazzino sapeva che perché i bambini potessero venire al mondo bisognava che «l'uomo si corichi sulla donna». Monia aveva una forza fisica assai superiore alla sua: era insolente e disobbediente nei confronti dei genitori che spesso lo rimproveravano, addirittura lo picchiavano: tanti vantaggi a favore di Monia e non del nostro paziente, sempre timido, molto obbediente, estremamente coccolato dai genitori. Gli venne un giorno la voglia di essere insolente e disobbediente, ma la cosa non fu possibile altro che con la complicità di una eclissi della coscienza. Monia aveva infiammato la fantasia del nostro malato con modalità sadiche: gli raccontava i romanzi gialli in voga - ne faceva delle scorpacciate - e storie terrificanti di operazioni chirurgiche eseguite con enormi coltelli a serramanico. Dopo i nostri colloqui sulla sessualità, il ragazzino mi interrogava spesso sulle applicazioni del forcipe ecc.: un giorno mi disse a questo proposito: «Conosco un signore che tiene sempre la testa diritta come se guardasse il cielo. Non sarà mica perché hanno usato il forcipe per tirarlo fuori quando è nato?». Cerchiamo adesso di riferire in qual modo, nel corso delle sei settimane nelle quali è durato il trattamento, tutti i suoi sintomi si sono progressivamente risolti. Le cose si sono svolte in maniera tale che un sintomo veniva a rimpiazzare un altro, tanto che ne comparivano costantemente dei nuovi. Questi consistevano spesso in una semplificazione di quelli che eranoappena scomparsi: se per esempio gli accadeva di sfiorare fortuitamente un mobile, bisognava obbligatoriamente toccare anche l'oggetto con il lato opposto del corpo. O ancora, in strada con la mam230
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