Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

alcuni giorni mi sono sforzata con tutti i mezzi, diretti e indiretti, di scoprire di cosa mai potesse trattarsi, ma tutti i miei sforzi sono stati vani. Così mi sono risolta a lasciare provvisoriamente da parte questa storia, e ho diretto la mia attenzione su di un altro punto: fino allora non avevamo detto una sola parola che sfiorasse la sessualità, e nessuna domanda di questo tipo aveva fatto la sua comparsa, anche dopo averlo assicurato che poteva chiedermi tutto quello che voleva, e che avrebbe avuto sempre una risposta a qualsiasi sua domanda. Mi è venuta allora l'idea che forse avrei potuto seguire la via aperta per arrivare fino al suo segreto. Poco dopo il ragazzo si ricordò, fra le altre cose, che la loro tata li aveva lasciati per sposarsi. «Cosa vuol dire sposarsi? Tu lo sai?» «No, non ne ho il diritto, sono ancora troppo piccolo.» «Chi ti ha messo in testa questa idea?» «Lo so da me.» Gli ho spiegato come fosse sbagliata questa idea, tanto più che essa conteneva per così dire delle conoscenze parziali, ma senza alcun dubbio inesatte. Con questo tipo di idee la gente sporca e snatura certe cose, mentre in loro stesse queste cose non sono affatto sporche e non possono esserlo, perché nella natura non c'è niente di sporco. I limiti che egli assegna qui volontariamente alle sue conoscenze si estendono in seguito per lui al mondo intero, all'insieme di tutte le sue conoscenze, ed ecco perché lui è incapace di imparare: gli sforzi che fa per evitare di riflettere sono responsabili del suo mal di testa così violento. Gli proposi di fare di queste cose sporche l'oggetto di colloqui di scienze naturali: bisognerà bene che anche lui impari quello che sanno da tanto tempo gli altri ragazzi della sua età. Le nostre conversazioni di educazione sessuale sono durate alcuni giorni: cominciai dalla fecondazione delle piante e dei fiori, sforzandomi di presentare le cose in modo tale da far tirare le deduzioni vo228

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