Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

mettere a posto l'oggetto con la stessa mano, e poi ripetere il tutto con l'altra mano: soltanto allora si può terminare di fare con tutte e due le mani quello che si doveva fare, e tutto andrà bene. » «Credi davvero che le cose diventino più grandi?» «No, adesso non lo credo più, ma una volta lo credevo. » (Compresi chiaramente, qui, che il nocciolo della storia consisteva nella trasgressione a un divieto, e nello scongiurare la minaccia della punizione divina che ne sarebbe risultata. Riconobbi ben presto che questo ragazzino credeva in maniera incrollabile in un Dio Onnipotente, ed era convinto che la sua malattia:, come la sua guarigione, dipendessero interamente dalla volontà divina, in modo tale che io non avrei potuto dargli assolutamente nessun aiuto.) «Bene: ma perché costringi la tua mamma a fare anche lei come fai te? Lei almeno oramai non diventerà certo più grande!» Non ricordo con precisione quello che mi ha risposto, ma posso affermare che nella sua essenza si trattava di scongiurare la malattia, questa volta non per lui ma per la sua mamma. Poco dopo l'inizio del trattamento, dopo una settimana circa, mi sono trovata di fronte ad un ostacolo inatteso: questo ragazzino aveva un segreto, che riteneva assolutamente impossibile confidare: era un vero e proprio «tabù». Dichiarò a questo proposito che se anche una persona soltanto fosse arrivata a sapere di cosa si trattava, il segreto sarebbe stato completamente perduto, e avrebbe potuto essere rivelato a tutti ed a qualsiasi persona. Aveva l'abitudine di dire tutto alla mamma, ma del suo segreto neanche lei doveva saperne assolutamente niente. Di questo argomento non osava dire assolutamente niente, doveva tacere anche le ragioni che lo obbligavano categoricamente a tenerlo nascosto a tutti: doveva tacere, anche se la sua salute stessa fosse dipesa da questo. Per 227

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