biamente, la Sokolnicka ci ha dato un esempio di conduzione molto interessante. Commenti ai commenti I commenti della Sokolnicka ci sembrano modesti, se intesi in funzione di riprova della mezza conduzione analitica, notevoli, invece, nel mostrarci il lavoro di questa analista. Nei due commenti di Pichon e di Wildlocher (quest'ultimo molto ricco ed approfondito) viene notato quanto questo trattamento sia da considerare come svolto con tecniche psicoterapeutiche, e quanto sia legittimato come psicoanalitico, ovvero quanto vicino al rigore analitico, e come possa essere spiegata questa guarigione. Dai commenti di Pichon - che sono der'34 - si passa a quelli di Wildlocher che sono del '68, mentre ancor oggi si fanno distinzioni di questo tipo - a volte in modo molto sofisticato, a volte con connotazioni valutative - quando si è davanti ad un resoconto clinico. La discussione di Wildlocher, che tende ad approfondire le modalità tecniche della cura, solleva molti problemi specifici della psicoanalisi, come quello del transfert in psicoanalisi infantile (oggetto delle famose controversie fra Melanie Klein ed Anna Freud), quello della regressione, quello della seduzione, quello del fine del processo analitico, quello del «lavoro in comune», ovverossia della cosiddetta «alleanza terapeutica». È interessante notare come Wildlocher vada alla ricerca del «materiale infiltrato di rappresentazioni inconsce», come i sogni e le associazioni, quale testimonianza della tecnica psicoanalitica della Sokolnicka. Nel commento di Wildlocher sono però chiaramente espressi dubbi e critiche, accanto ad un apprezzamento globale per i tentativi della Sokolnicka di raggiungere una conduzione ordinata. A questo punto Wildlocher fa appello alla flessibilità dello strumento psicoanalitico, e ci ricorda Meltzer, quando scrive - a proposito del caso Richard (altro breve trattamento) - che «è soprattutto in causa la veramente grande flessibilità del metodo e del processo analitico che utilizza quanto è disponibile nel caso particolare, sia esso lungo un mese o dieci anni». Anche Lussana, in un lavoro dal titolo: «Sperimentando 219
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==