Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

facilitato il ritorno alla coscienza del rimosso, ma che l'essenziale del trattamento è sempre il transfert, il quale, anche se nella psicoanalisi è più sistematizzato, fa tuttavia da sfondo in tutti i metodi psicoterapeutici. Pichon nota che la Sokolnicka, seguendo metodi non propriamente psicoanalitici, ha trattato il profitto secondario della malattia come avrebbero potuto fare dei buoni psicoterapeuti non psicoanalisti. Nota anche come la Sokolnicka mostri l'adattabilità di un buon clinico ed una felice mancanza di settarismo. 3) Dai commenti di D. Wildlocher (1968): Wildlocher ritiene che, prendendo conoscenza di un tale testo, noi non siamo solamente meglio informati su di un momento della storia della psicoanalisi, ma che quello che è stato detto e quello che è stato fatto in questa cura non può mancare di farci riflettere sul senso della nostra tecnica. Dato il tempo ormai trascorso da allora, egli ritiene molto naturale che si notino delle importanti differenze fra la tecnica della Sokolnicka e quella del suo tempo. Ma, come per l'analisi dell'uomo dei lupi, si interroga sulla ragione e sul significato di queste differenze: ad esse non renderemmo giustizia se le attribuissimo ad una tecnica ancora incerta, eco dei tempi eroici. Apparentemente, la Sokolnicka ha ottenuto in qualche settimana un cambiamento non disprezzabile, anche condividendo certe riserve sulla «profondità» di queste trasformazioni, cioè sulle implicazioni che esse hanno sulla organizzazione delle relazioni intrasoggettive, in altri termini sulla stabilità dei risultati ottenuti. Noi consideriamo soprattutto - prosegue Wildlocher - che si tratta di una «analisi» di un bambino, una delle prime pubblicate - questo punto di vista va tenuto bene in mente - e che i problemi posti dalla Sokolnicka non hanno perduto completamente il loro interesse. Su questo resoconto clinico, che può suscitare numerose riflessioni, Wildlocher sceglie due temi: uno che concerne la diagnosi, e più precisamente la natura delle «crisi», l'altro le modalità tecniche della cura. Quanto al secondo tema, dice Wildlocher, è evidente che non si tratta di una cura psicoanalitica in senso stretto. Il bambino si è attaccato alla terapeuta, ma senza che vi siano indizi di una «nevrosi di 216

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