Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 71 - autunno 1991

Lo sguardo dello sconosciuto Scrive Bataille, ai margini di un suo libro, che i racconti stabiliscono con il lettore un intenso legame perché gli manifestano la molteplice verità della vita: perché lo pongono davanti al destino. È un'abbagliante rivelazione. La mente umana mantiene un desiderio, o un bisogno, di credere, fortissimo: lo si rileva non tanto nelle svariate costruzioni della fede, quanto nella facilità di innestarsi, quasi fisicamente, su ogni racconto possibile. Qualunque movimento narrativo - dalla prosa al teatro, dal cinema alla fiaba e all'aneddoto - cattura e immerge l'ascoltatore nella trama degli avvenimenti e delle azioni: la fiducia è assoluta, quasi mai nella vita si raggiungono livelli così elevati di indubitabile sicurezza come nell'accettazione dell'esistenza e della verità dei contenuti di una narrazione. Si parlerà di identificazione e i patologi (non mancano mai!) penseranno al rischio di un'immedesimazione isterica. Più nobilmente qualcuno attribuirà al racconto un valore simbolico altissimo: si dirà che è il punto più avanzato di affidamento nei confronti dell'incomprensibile e dell'inspiegabile. Il punto di maggior tolleranza dell'insensatezza dalla quale emerge l'esperienza umana. E chi può dimenticare le fiabe, prima di addormentar203

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