Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

recenti integrano le idee di Hermann con ulteriori osservazioni. Pickford14 cita Geztels e Jackson15 , secondo i quali la creatività: « 1) si genera da un conflitto; 2) ha la funzione di scaricare la tensione sino a un livello tollerabile; 3) i pensieri creativi derivano da un'elaborazione delle fantasie libere, associate a fantasie diurne e al gioco infantile; 4) la persona creativa accoglie questi pensieri che sorgono liberamente, ma le persone non creative li respingono; 5) i risultati particolari si producono quando i processi inconsci entrano in sintonia con l'Io; e 6) le attività creative risultano essere una continuazione del gioco dell'infanzia». Fenichel cita a questo proposito Ella Sharpe16 , la quale definisce la creatività come «... un tentativo di rianimare, dopo averle uccise, le persone per mezzo dell"'onnipotenza dei pensieri". Si ritiene che l'assassinio e la distruzione siano stati effettuati mediante l'introiezione; mentre la rianimazione viene raggiunta quando l'oggetto introiettato [il disegno della fantasia dell'artista] viene ristabilito, nel mondo esterno, sotto la forma del lavoro artistico: In altre parole: essa è alla base della proiezione». Nell'introduzione ho già fatto riferimento alla concezione di Hermann sullo sviluppo dell' «homo faber», che si spiega con l'apparire dell'uso della mano per costruire strumenti. Partendo dalle sue osservazioni sugli animali, Hermann ha giudicato fondamentale l'unità madre-figlio, considerata insieme all'importanza che in essa assume l'aggrappamento. Il piccolo di scimmia può aggrapparsi alla madre pelosa, trovando in lei una sicura unità. Per il piccolo dell'uomo, invece, questo istinto viene pregiudicato 90

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