Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

pose in connessione i disturbi dell'apprendimento, e della capacità di pensare in genere, alle difficoltà insorte nella relazione madre-bambino. Il problema che si pone Bion, continuativamente, in tutti i suoi scritti è quello di «come trattare i pensieri» ovvero i protopensieri (impressioni sensoriali ed emotive), che scaturiscono nell'infante quando si confronta con le sue percezioni interne ed esterne, positive e negative. Il compito di risolvere la questione (capacità di pensare) viene attribuito ad una particolare funzione dellamente: la funzione «alfa». Questa funzione (che dobbiamo pensare come potenzialmente innata e in azione già nella vita intrauterina), agisce sulle impressioni sensoriali ed emotive che «impattano» sull'infante nel suo contatto con il mondo esterno, trasformandole in elementi alfa suscettibili di reciproci collegamenti mentali, nessi logici, strutturazioni trasformative, così queste divengono adatte ad essere usate come «mobilia» dei sogni, dei pensieri diurni, dei ricordi ecc. In sostanza il corretto funzionamento della funzione alfa è legato al normale, consapevole e condiviso rapporto con la realtà interna ed esterna. Ma la funzione alfa del neonato, dapprincipio in grado di trattare solo le impressioni piacevoli, deve potersi sviluppare per essere in grado di affrontare le esperienze negative. Questo fondamentale sviluppo, accrescimento e complessificazione si compie tramite l'apporto dell'oggetto esterno primario, la madre, che con la sua funzione alfa matura e la sua capacità di réverie, consente al neonato di affrontare quelle esperienze negative dovute alla mancanza dell'oggetto primario, esperienze rispetto alle quali è inizialmente impreparato. Se la funzione alfa fallisce, queste impressioni rimangono, allo stato grezzo, come corpuscoli indigeribili, detti elementi E, privi della possibilità di formare legami, nes67

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