Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

tale di fronte a livelli astratti è comune, che l'intensità di questo dolore è variabile e che c'è comunque un tentativo di difesa di fronte al dolore, ma che le modalità di questo tentativo possono essere di carattere diverso. In casi estremi la risposta sarà di natura bizzarra, cioè «delirio», senza percezione della bizzarria. Negli altri casi la risposta errata tende comunque a regredire a livelli imitativi con menomazione della capacità di giudizio. La vastità e generalità del fenomeno descritto porta a cercare delle spiegazioni eziologiche generali e induce a supporre che nella storia personale di questi studenti ci siano elementi tali da far pensare a dei danni nei processi di simbolizzazione e, naturalmente, i modelli teorici con i quali questi danni possono essere descritti o spiegati possono essere molteplici. Il percorso freudiano circa il significato teorico del dolore mentale (dal Progetto in poi), la teoria sulla formazione del simbolo nei lavori di M. Klein e H. Segal, la teo­ _ ria del pensiero in W. Bion, possono fornire supporti teorici ad alcune nostre ipotesi. 1) ALCUNI MODELLI TEORICI Andiamo a cercare in Inibizione, sintomo e angoscia . (1926) e più precisamente nell'appendice C, «Angoscia, dolore e lutto», il collegamento che Freud trova tra i concetti di dolore, dolore mentale, angoscia e lutto, che è fondamentale al nostro proposito. L'appendice C comincia con un'affermazione che può essere sottoscritta ancora oggi. Freud dichiara che è molto poco ciò che ci è noto sulla psicologia dei processi emotivi. Egli dice però di essere portato a concludere che l'angoscia sia una reazione al pericolo di perdita di un oggetto. Ma la reazione alla perdùa di un oggetto è stata identificata con il lutto (1917). Nella discussione di questo processo il peculiare dolore che il soggetto prova risultava 64

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