Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

appreso il significato concettuale e il procedimento pratico di risoluzione. Si presenta ora un quesito riguardante un argomento di fisica o chimica risolubile con un'equazione. La maggior parte degli studenti non è in grado di riconoscere nelle espressioni scritte alla lavagna un'equazione; se però si cambiano i simboli sostituendo ad esempio alle grandezze fisiche incognite, t = tempo o s = spazio, la x, oppure si pronuncia la parola equazione, tutti come magicamente si mettono in moto e riescono a risolvere correttamente il quesito. Diciamo che la nozione «equazione e sua risoluzione» è depositata in forma meccanica in qualche «luogo» della mente ed è richiamabile solo con certi «bottonistimolo». Il concetto perciò non è mobile e usabile in modo elastico quando serve, ma è fisso come un blocco compatto. Il suo riconoscimento è legato a certi parametri percettivi: denominazione, forma dell'incognita, posizione nello spazio ecc. Un altro esempio significativo di questo fenomeno è il caso di studenti che rie. scono a risolvere un'equazione di I grado solo se l'incognita si trova a destra e non a sinistra o viceversa. Per alcuni alunni l'espressione 2x = 10 è risolubile immediatamente, in quanto viene riconosciuta come equazione, mentre l'espressione 10 = 2x non lo è; essi trasportano l'incognita da destra a sinistra, operando naturalmente vari cambiamenti di segno , aumentando quindi le possibilità di errore e infine riconoscono qualcosa di noto, nel senso che possono risolverlo tranquillamente in modo automatico. Questi comportamenti cognitivi e molti altri che possono essere osservati, ci mostrano un modo di apprendere parcellizzato, meccanizzato e non integrato assolutamente, dove ogni pezzetto di conoscenza è separato dagli altri; le nozioni si ammassano alla rinfusa in zone della mente come oggetti nei cassetti senza alcuna comunica59

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