Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

motivato dalla pratica quotidiana della comunicazione immediata. Si configura come una sorta di «lingua morta», nella quale i termini hanno un significato indipendente dal senso usuale delle parole che pronunciamo e che scaturisce da giustificazioni che risultano oscure nell'immediato. Per questo in un primo momento il linguaggio matematico si pone come una necessità imposta autoritariamente. Questo carattere «dogmatico» del linguaggio matematico viene spesso considerato con avversione e suscita l'accusa di essere un linguaggio criptico, decifrabile solo da «specialisti». Il fenomeno deriva proprio dal carattere «economico» della matematica, che si manifesta anche nel linguaggio usato. Una dimostrazione risulta preferibile ad un'altra proprio per la «rapida essenzialità» con cui giunge allo scopo. L'evitamento del superfluo diventa quindi un carattere estetico (l'eleganza) e come tale ricercato. Così accade che le parole usate negli enunciati, oltre che essenziali, nel senso di essere pregne di significato specifico, sono anche le minime indispensabili. La semplicità finale degli enunciati dei teoremi, così rigorosa e «spartana», ne rende del tutto indecifrabile il significato per la media degli studenti. Un'esperienza interessante, a questo proposito, consiste nel proporre ad un gruppo di studenti l'enunciato di un qualunque teorema geometrico o algebrico chiedendo di scrivere solamente l'ipotesi e la tesi, prescindendo del tutto dalla dimostrazione. Questo esercizio, che consiste nella semplice comprensione del significato della frase, può risultare difficilissimo e necessitare di un «allenamento» insospettabilmente lungo. Un altro interessante esempio di ciò che vogliamo dire, si ha nel proporre l'enunciato del seguente teorema inserito negli ordinari programmi del 1 ° o 2° anno di scuola superiore. 39

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