Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

di segreti, e che non appartiene più nemmeno al padre ancora presente ma impotente, paralitico e muto. La scissione tra la figura del padre e quella del gestore della tecnica serve a smorzare la potenza virile del genitore, non è più il padre che il figlio teme, e a cui si raffronta, ma la figura sostitutiva. Morto e sepolto il gestore della tecnica, è il corpo di una ragazza privato del sangue e della vita a dare al figlio l'illusione di risolvere l'inceppo della tecnica. Il sangue spostato altrove dal corpo della donna, che quello che abbiamo chiamato il vero figlio del vero artigiano sceglie frigida e «come morta» o collegata in altri casi a qualche evento mortale (dallamorte del padre di lei il giorno delle nozze alla casuale morte di un gatto come sollecitazione al coito), può allora accendere il fuoco della fornace paterna e fornire l'esatta gradazione di colore. Il segreto del vetro rosso è un segreto di sangue, un sangue vampirizzato dagli altri ma innanzi tutto da un sé pallido ed esangue, e offerto al padre. Sulla ricerca di una materia inerte come ciò a cui sarebbe possibile ridare la vita, la favola innesta una piccola forma di necrofilia. Al centro della favola è spesso il sonno e la morte, come quello di Biancaneve, della Bella Addormentata o della fanciulla che, preservata in una torre da un pericolo mortale preconizzatole alla nascita, si punge con il proprio arcolaio e si addormenta, vittima della propria specialità artigiana, mentre la torre, pendant delle teorie sessuali infantili tramutate in prigione, non basta a proteggerla: vana è la torre, dice la favola al bambino, alla tua stessa nascita è legata la morte. Il principe in grado di insufflare la vita con un bacio avvia al contrario alla maturazione genitale ed educa alla penetrazione. Eviterai la morte solo accettando la generazione. Così Brunilde, addormentata in un castello (qui appare un elemento del romanzo familiare) circondata dal fuo27

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