giunge a tormentarlo l'interminabile questionarsi dell'ossessivo. La trasmissione è così avvenuta nella modalità di una tecnica paterna assunta e perpetuata senza modifiche: a caratterizzarla è una sorta di stupidità anch'essa quasi mimata, di un'incapacità a contornare il proprio pensiero, come di fatto non è avvenuto nel luogo della fobia. L'unicocontornorimane, evocatore di minaccia, quello della silhouette che ritroviamo in certi sogni tipici ed è sempre collegato alle figure dei genitori, che nel figlio diventa il fumetto dell'interrogativo di un soggetto senza spessore. Il Vangelo, perché Cristo possa parlare mostra una dissociazione sin da bambino di Gesù dal padre artigiano fino a fare di lui un padre «putativo». Ma il tentativo di separare la tecnica artigiana da quella generativa passa attraverso lo stesso meccanismo della favola. Lo stupore e il prodigio che l'accompagnano, finiscono con l'aprire il varco alla figura di un autore più potente ancora, il generatore per eccellenza, colui che ha forgiato con la creta i progenitori e popolato la terra e nel cui nome il Figlio muore. Quando il figlio di Francesco Vezzi, Giovanni, impianta una fabbrica di porcellane a sostituire con una propria la tecnica del padre orefice, sceglie quello che gli inglesi del ramo chiamano un moulding, una manipolazione, un forgiare, che mentre cerca di spostarsi dal confronto con la tecnica paterna ripete del Dio biblico l'impastare e modellare la creta, rinnova l'atto dell'origine e la domanda sul segreto della nascita. Nel film di Herzog, Cuore di vetro, storia di una vetreria sullo sfondo di un genesi della terra e del mare e di un riepilogo darwiniano del popolarsi del mondo, il figlio che si trova ad esserne a capo impazzisce nella vana ricerca di un segreto perduto, quello della nascita di un ve. tro di un particolare rosso, che è stato sepolto con la morte dell' arcanista appunto, del detentore tecnico di questo tipo 26
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