su di sé, il senso di un peso, la consistenza della propria lingua e riesce talvolta, anche se eccezionalmente, a farsi oggetto di una manipolazione che può poi trovare la via dell'esterno, di una propria tecnica e di una propria creatività. Ma il più delle volte resta oggetto passivo dell'ars amatoria del padre. Questa è la vera abilità del padre e il padre artigiano la propone violentemente ogni giorno anche nel proprio lavoro. Ogni padre ha dunque a che fare con la tecnica e il figlio dell'artigiano se la trova davanti incarnata. Affiora in ogni analisi il ricordo almeno di un hobby paterno. L'immagine del padre che ripara l'interruttore di una lampada, o semplicemente che sistema e scioglie il filo del telefono annodato, ha una grande importanza, e spesso la tracotanza che si trova già in bambini di quattro o cinque anni è la mimesi, l'assunzione di un'attività tecnica del padre che ha il suo correlato nel bambino in una manifestazione in vitro di brutalità e rozzezza. Il vero figlio del vero artigiano può anche crescere odiando e opponendosi al padre, ma ne ripete i gesti e la violenza: ha dei tratti isterici di mimesi e insieme vede la madre come propria partner reale. La perversione che se ne determina ha quindi un duplice aspetto, di violenza e di provocazione, e insieme di passività e di impotenza e in questo ritratto di colui che provoca ma che può solo subire, le figure del padre e della madre nel suo pensiero logico tanto divergenti, finiscono con il sovrapporsi e il rapporto con l'uno e con l'altra è molto simile anche se uno lo chiama odio e l'altro amore. La differenza con il perverso classico è che mentre per questo il rapporto alla credenza è rovesciato, non crede nel pene alla madre, ma il pene c'è e lui lo copre e lo nasconde, il rapporto alla credenza del vero figlio dell'artigiano non si pone affatto, come per lo psicotico, riguarda se stesso in quanto supposto oggetto di un desiderio universale, come per l'isterico, e in questa contorsione 25
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