Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

se stesso, per il nevrotico ossessivo sono le fondamenta sempre insufficienti di una colossale costruzione di difesa, per l'isterico è quell'unico seme, selezionato a riformare il cerchio di un cefalopodo generativo. Penetrare all'interno delle mura di Troia attraverso il portone è l'ordito dei Greci. L'inganno sta nel far credere che senza breccia il trauma sia impossibile, mentre il trauma, quello di cui Freud dice che passa inavvertito, sta nel far a meno della breccia proprio perché esiste un'entrata. Così il piccoloHans nel suo luogo della fobia che è la mappa del Dazio cintato al di là della strada di fronte alla sua finestra, tenta di riparare ai sogni d'angoscia inventando un passaggio inesistente e ignorando l'esistenza del cancello aperto. Il trauma passa da quel cancello e non basta una vita a tornare indietro a richiuderlo. La fantasia di un pene materno e le teorie sessuali infantili garantiscono la misura della sanità psichica: il cancello non c'è. Ma dove la madre incestuosa indica l'entrata, la terribile figura paterna si sottrae alla lavorazione necessaria (la rete generativa esiste ma è lavorabile nei filati e nelle palle dei sogni) e da un lato perde maestria e potere di trasmissione, si affloscia ma ecco che dall'altro la sua terribilità non si smorza e si fa mortale. Laocoonte ha gettato la sua lancia contro il cavallo di legno che i Troiani sono propensi a introdurre in città. Ma ora, lungo il mare dove rivolge un sacrificio agli dei, i suoi figli muoiono della sua incapacità a essere credibile, i serpenti che li avvolgono nelle spire li soffocano insieme con il padre, Laocoonte lancia al cielo un orribile grido. L'inno alla vita e alla morte che Corrado Costa aveva dedicato a Laocoonte si scompone e ricompone dunque non solo per caso nel nuovo testo il padre atterra di sotto se mi va 223

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