Esse invece non rispondono affatto alla luce diffusa. Fu questa una grossa difficoltà sperimentale. Per anni i ricercatori non riuscivano a raccapezzarsi per il fatto che le cellule della corteccia visiva sembravano del tutto insensibili alla luce. Ora questo si capisce: per stimolarle infatti essi usavano illuminare fortemente tutta la retina, stimolo altamente inadatto, che anzi ha un effetto inibitorio sulla singola cellula. Notiamo che per ogni cellula è critica l'inclinazione della barretta nonché la sua posizione sulla retina. Ci sono cellule per ogni direzione possibile e per ogni possibile posizione sulla retina. In realtà, quelle appena viste sono solo le cellule «semplici» della corteccia visiva. Sono già state scoperte e descritte anche le cellule «complesse», sensibili al movimento della barretta (in direzione perpendicolare a se stessa), e le cellule che selezionano la lunghezza della barretta. Per i nostri fini è tuttavia sufficiente quanto esposto sopra. Da quanto appena detto segue che quello che viene visto di una figura non sono le superfici continue, ma solo ed esclusivamente i bordi. Ad esempio, se guardiamo un foglio di carta bianco appoggiato su un tavolo scuro, le uniche cellule nervose della corteccia visiva che vengono eccitate sono quelle i 1 cui campi recettivi sono attraversati dal bordo. Le cellule i cui campi recettivi corrispondono all'interno (o all'esterno) del foglio NON sono eccitate affatto. Tutto questo è difficile da accettare (così dice Hubel stesso), tuttavia è incontestabile. Un'organizzazione di questo tipo risponde comunque bene a criteri di economia energetica: in tal modo, infatti, basta che "sparino" poche cellule, rispetto a ciò che accadrebbe con risposta all'illuminazione uniforme. È opportuno soffermarsi su questa selettività per i bordi del sistema percettivo visivo, dato che essa è comune anche agli altri sistemi percettivi, che in genere reagisco209
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