Occhio, Cervello e Visione, Bologna, Zanichelli, 1989. Il lavoro scientifico degli autori si svolge secondo le modalità dell'elettro-neurofisiologia. La tecnica sperimentale, estremamente raffinata, consiste nella registrazione della risposta (o «potenziale d'azione») di singole cellule nervose agli stimoli luminosi presentati a livello della retina, tramite l'impianto di micro-elettrodi nel corpo cellulare. Gli animali usati sono il gatto e la scimmia (macaco). Riassumiamo brevemente i risultati ottenuti che riguardano più da vicino il nostro problema, rimandando alla lettura del libro per tutto quanto riguarda la descrizione del percorso sperimentale estremamente affascinante e avvincente seguito dai due ricercatori, nonché per tutti i dettagli dell'anatomia e della fisiologia del sistema percettivo visivo che lì si possono trovare. Risulta dunque che a livello della corteccia visiva primaria (posta nella regione occipitale, immediatamente sopra il cervelletto) esiste una ben precisa gerarchia di cellule nervose, denominate da Hubel e Wiesel «cellule semplici», «complesse», ecc., nelle quali avviene un'integrazione via via crescente del segnale visivo proveniente dalla retina (il quale è a sua volta già strutturato in modo complesso, come vedremo). Precisamente, queste cellule sono suddivise in classi, ognuna delle quali "vede" (ovvero "spara" un segnale elettrico massimo in corrispondenza di): (a) una sbarretta nera su fondo luminoso, (b) una sbarretta luminosa su fondo nero, (c) un bordo rettilineo tra campo luminoso e campo nero (fig. 1) (b) (e) 208
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