passare dal terrore indistinto per questa «animazione dell'inanimato» che ha percepito nella sessualità e specificamente nel godimento del padre, a una «teoria» sull'animato e sull'inanimato. Ricordiamo il piccolo Hans di Freud alle prese con le prime distinzioni tra il vivente e una sedia: ma la sedia ha il fapipì? E, secondo passo, il fapipì alla madre gli permette di pensare che la propria battaglia con il padre non è perduta in partenza. Se da un lato ribadisce la propria origine dal padre, dall'altro introduce tra il piccolo e il grande la possibilità della gradazione. Nel «luogo della fobia», all'età di quattro anni, altre misurazioni vengono dunque prese. Ciò che divide l'animato dall'inanimato, quale è la distanza tra l'uomo e l'animale, e c'è addirittura la costruzione, il disegno di una mappa, la pianta di una casa, la disposizione particolare dei locali, il rapporto tra dentro e fuori, la barriera che divide, che nel caso classico del bambino analizzato da Freud, il piccolo Hans, si riassunse nella pianta del Dazio, al di là della strada davanti a casa sua, vista dalla finestra, sulla quale sostavano i cavalli e il cui recinto Hans immaginava di scavalcare. In questo luogo la compresenza della legge, la dogana, la barriera, e della trasgressione, il poter passare in un puntosenza porta, trasforma la legge dalla gestione dispotica del padre in una struttura che si commisura all'apparato psichico e la trasgressione dall'incesto che viola la supremazia paterna al misurarsi con una capacità di trovare «altrove» la propria origine. Così i due casi ricordati, del figlio muratore e del figlio tappezziere inseriscono la questione della statura e dell'altezza al centro della formazione del soggetto. Quale è il punto «giusto» della propr_ ia statura? Quella dei quattordici anni, quando, all'uscita dalla latenza, l'adolescente si trova nuovamente a misurare, questa volta a commisurare una sessualità nuova, la propria che inizia (il secondo culmine) con ancora quella del padre? O 20
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