Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

da escludere che Freud possa aver visto tutto questo nella sua risposta. Che Weiss a sua volta abbia vissuto la psicoanalisi anche in questa sua dimensione etica, confermando le impressioni che di lui probabilmente aveva avuto Freud in quella occasione, ci è rivelato da due lettere, scritte molti anni dopo, nel 1934, al suo analista Paul Federn, anch'egli ebreo. Nella prima Weiss, basandosi sulle sue esperienze di analista, dà degli uomini in genere un giudizio duro e sconsolato: Mi dispiace assai che questa umanità, in effetti miserabile, le tolga tutta la gioia di vivere. Uno che abbiasolo un po' di scrupoli umani, perde ogni libido per il mondo. Se sapesse quale scoraggiamento provo ogni volta che sento dall'uno o dall'altro paziente quanto è egoista e in quale misura condivida luoghi comuni rivolti contro la società. Di solito giustifica il suo atteggiamento in nome dell'istinto di autoconservazione; dice, per esempio: «Fanno tutti così, se agissi in maniera diversa soccomberei!» E io non posso mettermi a moralizzare, devo anzi combattere il senso di colpa. Ma io dico a questa gente qual è la mia opinione. Un paziente di questo tipo mi rispose che egli non mi credeva, potevo dire quello che volevo tanto ero come tutti gli altri. Il pessimismo purtroppo è giustificato; spesso mi trovo a pensare se non sia possibile che gli uomini migliori possano crearsi da qualche parte una colonia. Ma, a farla breve o lunga, la gente è diventata precisamente quello che la società l'ha fatta o lasciata diventare23 • Se Weiss, nel suo momentaneo sconforto, in questa lettera arriva addirittura a desiderare la creazione di una utopicacolonia, in cui possano ritirarsi quegli uomini che 188

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