le, trasformando in una nuova e più duratura base di sicurezza quanto in lui fino allora aveva potuto alimentare sensi d'inferiorità. Evocando, in una lettera alla fidanzata Martha Bemays un increscioso incidente occorsogli in uno scompartimento ferroviario, in cui un viaggiatore, in seguito ad un battibecco, aveva osservato con villania nei suoi confronti: «è un miserabile giudeo», Freud confessa: Un anno prima, per l'indignazione sarei stato incapace di dire una parola, ma ora sono cambiato, non ho paura di quelle canaglie, pregai l'uno di tenersi per sé le sue sentenze universali dato che non mi ispiravano la minima soggezione, e l'altro di farsi avanti e di venire a prendere la meritata risposta. Ero fermamente dedso di pestarlo ma non venne; mi fa piacere di non essere trasceso alle ingiurie. Le ingiurie dobbiamo sempre lasciarle a quei signori17 • È rinsaldando dentro di sé la coscienza della propria identità ebraica che Freud superò il disagio rappresentato dai pregiudizi di una società, in cui stava prendendo sempre più piede l'antisemitismo. Così facendo, avrebbe adottato un atteggiamento comune anche a tanti altri ebrei austriaci della sua generazione, come ha precisato, analizzando storicamente il problema, lo studioso americano -Denis B. Klein: Intorno al 1890 un numero sempre maggiore di ebrei cominciò a vedere in una nuova luce la di- - stanza tra. ebrei e non- ebrei. Invece di risentirsi per il loro isolamento·e·per il crollo degli ideali illuministici liberali, essi affermarono la propria indipendente nazionalità. La rottura col passato comunque non fu completa. Cessando· di aver fiducia nel liberalismo politico, che con i suoi princìpi non era riuscito a incidere nella vitadella gen182
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