Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

L'homme y passe à travers des forets de symboles Qui l'observent avec des regards familiers. Comme de longs échos qui de loin se confondent Dans une ténébreuse et profonde unité, Vaste comme la nuit et comme la clarté, Les parfums, les couleurs et le sons se répondent33 • Prestiamo attenzione soprattutto ai primi quattro versi. La poesia esordisce con un enunciato paleologico, in base al quale A = B, la Natura è un tempio (attraverso il predicato identificante «altifusti del bosco = colonne del tempio»). Baudelaire, così facendo, apre una scena: la maestà del bosco è quella stessa di un tempio: in questo scenario ci si aspetta di veder comparire delle figure umane. Se noi qui ci servissimo alla lettera della concettualizzazione del Tesauro, si potrebbe affermare che l'obiettoNatura «ti fa travedere» al suo interno l'obietto-Tempio: la relazione è non solo di equazione, ma anche di contenente/contenuto. Dentro il primo obietto (contenente) possiamo scorgere il secondo obietto (contenuto). Si noterà allora subito che il femminile è in posizione di contenente, mentre il maschile è in posizione di contenuto. La Natura come mater-matrix contiene un tempio con viventi pilastri che emettono parole. Già a questo punto esorbitiamo senz'altro dalla pura bi-dimensionalità del testo, nel senso che l'enunciato non solo apre un paesaggio tridimensionale ma inoltre si sprofonda verso strati più arcaici: è come scendere lungo le scale a chiocciola di una torre semi-sepolta (forse l'iceberg di Freud!), scoprendo da ogni lato e ad ogni piano scenari e significati nuovi. La Natura-matrice accoglie in sé (oppure, semplicemente, se si vuole: si fonde con) il tempio-fallo e l'uomo v'incontra una foresta di simboli (quindi una foresta nella foresta, o meglio, una foresta nella foresta-tempio). Scendendo ancora, vediamo come un certo caos cupo e primor168

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