Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

ma classe (Matte Blanco parlerebbe allora di logica simmetrica). Il libro sul sogno e i grandi casi clinici freudiani sono per l'appunto intessuti di questa logica arcaica a doppia faccia, come Giano bifronte: da un lato, essa resta ancorata alla parificazione, dall'altro lato essa può evolvere verso la rappresentazione. Uno dei grandi meriti di Melanie Klein è di avere colto, nell'analisi di bambini anche molto piccoli, fra gli anni Venti e Trenta, tutta l'enorme ricchezza della vita fantastica inconscia, dinamicizzata dall'incessante lavoro delle equazioni e delle equivalenze simboliche. Questa espressione dell'inconscio viene colta dalla Klein (prevalentemente ma non esclusivamente) attraverso l'analisi del gioco: «Nel gioco il bambino agisce invece di parlare. L'azione, che è più primitiva del pensiero e della parola, costituisce la parte prevalente del suo comportamento»27 • Per altro, essa ribadisce con vigore che, «se il modo rappresentativo arcaico primario mediante i giocattoli e l'azione è un mezzo essenziale d'espressione per il bambino» (analisi del pre-verbale), non esiste analisi che possa dirsi compiuta fino a che il bambino non abbia impiegato appieno le sue possibilità simboliche verbali, «in quanto il linguaggio rappresenta uno dei punti di contatto tra l'individuo e il mondo esterno»28 • Ora, non mi pare che sia stato sufficientemente osservato come nella Psicoanalisi dei bambini (1932), il discorso sia letteralmente invaso da centinaia e centinaia di sintagmi variamente riferentisi alle identificazioni emergenti dall'attività ludica del bambino in osservazione. Questi ponti sintagmatici della rappresentazione inconscia potrebbero essere suddivisi in alcune precise categorie: 1) equazioni verbali del bambino, in base alle quali A = B («I cavalli sono due persone che si scontrano»; «quello è il papà»; «questa è la mamma»; «quello sono io»; «prese un omino e lo chiamò letto»; «Erna espresse delle fantasie in cui vi era una pulce gialla e nera che lei stessa identificò come feci avvelenate»; ecc.); 164

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