amato fossero la stessa persona perché entrambi suonavano la chitarra. Un'altra ancora pensava di essere la Vergine Maria sulla base di uno pseudo-sillogismo: «Io sono vergine; la Vergine Maria era vergine; io sono la Vergine Maria». In tutti questi casi, si evidenzia che una certa logica, anti-aristotelica, consente al soggetto (A) di identificarsi con un oggetto o un altro soggetto (B) mediante un processo di equazione fra un termine e l'altro: «Il paziente riesce a trovare un elemento in comune fra due o più cose o persone, e questo è sufficiente per giustificare l'identificazione»7. Ciò che normalmente viene percepito come somiglianza è vissuto dallo schizofrenico come identità. Il primo psicoanalista che cercò di dare una formulazione logica a questaprocedura di pensiero fu Eilhard von Domarus (1944); il principio da lui enunciato suona così: «Mentre nel pensiero normale (o processo secondario) l'identità è fondata soltanto sull'identità dei soggetti, nel pensiero paleologico (o processo primario) l'identità viene accettata sulla base dell'identità dei predicati»8 . Mentre la legge aristotelica di non-contraddizione afferma che A non può essere A e non-A nello stesso tempo e luogo, la paleologica dice che A è B (o non-A) nello stesso tempo e/o luogo; mentre la legge aristotelica degli stati intermedi esclusi afferma che A deve essere o non essere A, la paleologica dice che A è A ma che, contemporaneamente, A è anche B. Questo scandaloso passaggio è consentito dal predicato identificante, vale a dire dall'elemento comune di A e di B. Naturalmente, ricorda Arieti, Freud aveva già mostrato come, nel sogno, un bastone potesse raffigurare un pene (il tratto comune è la forma allungata) o una scatola potesse rappresentare una vagina (il tratto comune è la cavità contenente); lo stesso fenomeno (definito come symbolische Darstellung, ovvero «rappresentazione simbolica») è evidentissimo nei casi clinici freudiani, come pure 156
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