statuto del proprio. E addirittura sembra non conoscerlo la stessa voce autoriale, se il titolo del libro, che è, di norma, di proprietà dell'autore, è esso stesso sottoposto alla contaminazione dialettale: Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Questa sorta di vuoto autoriale, presente nella figura semiotica normalmente incaricata di gestire la rappresentazione, si ripercuote ovviamente sulla res rappresentata - a meno che non sia questa, nella sua pluralità, multiformità e inassestabilità, a ripercuotersi su quella. In ogni caso, al vuoto autoriale, quale si manifesta nell'alienazione della voce narrativa, corrisponde, in perfetta omologia (o in perfetta conseguenza, a seconda del punto di vista), un clamoroso vuoto sul piano della struttura della rappresentazione: quello costituito dalla non rivelazione del colpevole dell'assassinio. Come è noto, l'inchiesta della polizia a un certo punto risulta interrotta dall'interruzione stessa del racconto. Il che - come ancora è noto se non arcinoto - ha indotto la critica, anche la più avvertita, a parlare di opera come frammento, di struttura spezzata, di poetica del non-finito e così via. In realtà, si tratta semplicemente di questo: deprivando un racconto, ascrivibile al genere del «giallo», del suo compimento legittimo, vale a dire la scoperta del colpevole, l'auctor (diciamo Gadda) ha inteso sottolineare - in omologia con la dilapidazione statutaria della voce narrativa che dovrebbe essere incaricata di gestire la finzione -, ha inteso dunque sottolineare la mancanza fondamentale («le manque fondamental») di un ordine logico immanente a quella che normalmente si definisce «la realtà»: mancanza tanto più marcata in quanto il genere assunto per la messa-in-rappresentazione del mondo, e cioè il genere poliziesco (o giallo), esige, per la legge stessa del genere, l'individuazione del colpevole. Dalla parte della legge (o della logica) del racconto, l'interruzione dello stesso con conseguente non rivelazione del colpevole, as132
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