L'enunciazione narrativa derealizzante: da Manzoni a Gadda e da Stendhal a Svevo Col presente scritto vorrei fornire alcune precisazioni supplementari - con corredo di esempi - relativamente a quel tipo di enunciazione narrativa «derealizzante», di cui avevo verificato le modalità di manifestazione nell'ambito dei Promessi Sposi. Mi riferisco sia al capitolo sul romanzo di Manzoni che figura in Enunciazione e racconto (Bologna, Il Mulino, 1989), sia a un successivo intervento nel corso di un convegno sul «punto di vista», intervento che verteva ancora sul medesimo testo e il cui titolo suonava Enunciazione e punto di vista nei "Promessi Sposi" (ora nel volume collettivo Leggere i Promessi Sposi, a cura di G. Manetti, Milano, Bompiani, 1989). In base agli schemi di analisi adibiti nell'uno e nell'altro intervento, a cui comunque rinvio, si intenderà per enunciazione derealizzante quel tipo di enunciazione che vede in posizione di débrayage (di disgiunzione), rispetto all'Enunciatore, i due Soggetti di sapere che le sono impliciti, l'Osservatore e l'Informatore, e cioè, rispettivamente, il Soggetto di sapere collocato nell'Io e il Soggetto di sapere collocato nel Mondo. Il riferimento era, ed è tuttora, al saggio di J. Fontanille, L'épistémologie du discours, apparso nei volumi dell'Omaggio internazionale a Grei121
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