non aveva dunque preservato gli avvenimenti dall'amnesia, ma vi era essa stessa soggiaciuta [...]». Nella «carriera del soggetto», nel suo maturarsi all'equilibrio delle doti o, nel caso estremo, al genio, memoria e oblio svolgono una funzione complessa, solo in apparenza contraddittoria. Per Hans maturare ha voluto dire «dimenticare tutto»; per Marcel, la découverte essenziale si condensa nel «ricordare tutto». Schematizzo brutalmente gli estremi, per chiarezza esemplificatoria. Quello che ne nasce, forse non trascurabile, è l'invito a riconsiderare la natura profonda della memoria proustiana e il suo «durcharbeiten», che una certa vulgata critica, accumulatasi attraverso gli anni e i luoghi comuni, ha opacizzato. La lettura qui suggerita può anche ipotizzare uno schema secondo il quale la «scoperta della vocazione» tenda a strutturarsi a livello narrativo. Così un altro Bildungsroman per eccellenza della modernità, il Portrait of the artist as a young man di Joyce, s'inquadra fra una figurazione iniziale sostanzialmente disforica, di inettitudine (Stephen scolaro che rompe gli occhiali e viene punito da padre Dolan), e una finale di elazione, con il preannuncio del destino creativo («vado a foggiare nella fucina della mia anima la coscienza increata della mia razza...»). L'aiuto della letteratura serve a definire in maniera conclusiva ciò che ho indicato come «carriera del soggetto» - quel processo di costruzione e sviluppo che non immane tanto ai cromosomi ma alle lettere del nome che lo ha iscritto, il soggetto, nell'esistenza. Questioni che si riallacciano alla scrittura, alla nominazione e a quel motivo genealogico cui ho fatto accenno più sopra. Invece di una conclusione: vorrei tornare per un momento a un dato emerso nell'analisi. Intendo il residuo, che designa la riserva di linguaggio rimasta al di qua (o al di là) della comunicazione quotidiana, pura pertinen119
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