Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

rendere plausibile, anzi necessaria, la trasformazione? Il lettore potrebbe rispondere, con buona sicurezza di non sbagliare, che è venuta a interporsi la Recherche - non la storia «evenemenziale» della Recherche, ma appunto il libro, in atto, che si chiama Recherche. Ma i lunghi monologhi che ho appena citato, sono altrettante découvertes, riconoscimenti che Marce! fa di se stesso. Se si riprenda unmomento il passaggio del Du coté de chez Swann sul modo di progredire della vita intellettuale, si è tentati di dare rilievo a ciò che, nel testo, accompagna tali autoriconoscimenti impliciti. Nelle ultime pagine della Prisonnière, durante il ritorno notturno a casa, attraverso una Parigi ridotta a un profilo blu pallido, dolcissimo, la recita di versi e la citazione letteraria da Chateaubriand a Hugo, a Baudelaire, a Leconte de Lisle, sono mediate, e per dir così autenticate, da una sensazione di luminosità insiememisteriosa e familiare: «il y avait clair de lune». C'è uno spazio nel quale si collochi legittimamente la curvatura di questa «carriera»? Che vale poi quanto interrogarsi, in forma più generale, sullo spazio metanarrativo della Recherche. Gérard Genette ha sottolineato (in Figures III) come il Narratore della Recherche conduca la vicenda del suo eroe, si dica la scoperta di una vocazione, fino al punto in cui Marcel comincia a essere il Narratore, inizia il suo lavoro di scrittura - inizia insomma a scrivere il suo romanzo. Questo romanzo, si usa dire, non è altro, in fondo che A la recherche du temps perdu, cioè il libro che abbiamo fra le mani, che stiamo finendo di leggere. Enunciato metaforico, tanto suggestivo quanto inesatto. I due romanzi, quello effettivo, scritto da Proust, e quello virtuale, di cui figura scrivente Marcel, non sono sovrapposti bensì appena imbricati, entrano in contatto lungo un bordo dove appunto la Recherche, istituendo «Mar114

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