Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

amorosa, sarà pure una sorta di riconoscimento. Fra i fieri dubbi iniziali e la coscienza conclusiva del proprio valore, si stende un lungo spazio gremito di segnali, volentieri minimi o distorti, epperò significativi, attraverso i quali sta prendendo forma la carriera intellettuale di Marcel sulla cui natura forse niente illumina meglio di questa frase di Du coté de chez Swann, dove il movimento stilistico supporta, e invera, il valore cognitivo: Sans doute elle [la vie intellectuelle] progresse en nous insensiblement, et les vérités qui en ont changé pour nous le sens et l'aspect, qui nous ont ouvert des nouveaux chemins, nous en préparions depuis longtemps la découverte; mais c'était sans le savoir; et elles ne datent pour nous que du jour, de la minute où elles nous sont devenues visibles. La découverte, con il carattere improvviso, ancorché lungamente preparato, della sua emersione, come fra due larghe zone d'ignoranza, è un punto di orientamento per la mia piccola indagine. Ciò che chiamo «carriera» - costruzione/svelamento di quello che si può diventare, e si sta diventando - è una prospettiva in certo modo simmetrica alla «coazione di destino»: essa si inscrive non in un eterno ritorno dell'uguale ma in un accumulomodulato del diverso; il che riallaccia alla questione della découverte - i cui passi («che� mins») ci diventano visibili solo quando confrontiamo gli estremi dello sviluppo. Sciolto in una lunghissima frase diegetica, dalle mille riprese, il lettore è arrivato dal ragazzo deluso nelle sue ambizioni confuse, al Marcel, perfino un po' troppo didattico, che illustra ad Albertine aspetti dell'arte di Hardy, di Dostoevskij, di Stendhal, meglio ancora, ossia con più intenso coinvolgimento personale, di Elstir e di Vinteuil. Che cosa è venuto a collocarsi nell' entre-deux, per 113

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