Il piccolo Hans - anno XVIII - n. 70 - estate 1991

«genealogico», la cui ombra ricomparirà, non a caso, nell'ultimo paragrafo del Temps retrouvé, con la metafora degli esseri umani, «giganti immersi negli anni», che toccano simultaneamente, quasi discendenti di se stessi, età lontane nel tempo. Combien depuis ce jour [il giorno in cui per la prima volta Marcel vede M.me de Guermantes nella chiesa di Combray] [...] il me parut plus affligeant encore qu'auparavant de n'avoir pas de dispositions pour les lettres, et de devoir renoncer à etre jamais un écrivain célèbre [...]. L'uso della prolessi o anticipazione, tipico della Recherche, smentisce poco più avanti l'irrevocabilità di tale condanna e precorre, di tutta la durata finzionale del libro, la rivelazione decisiva della matinée dei Guermantes, inserendo l'episodio dei due campanili di Martinville, con il «plaisir spécial» da essi prodotto e annotato frettolosamente su un pezzo di carta, fra le scosse della carrozza del dottor Percepied - scartafaccio che rappresenta uno dei primi exercices de style di Marcel, e anche un enunciato teorico in nuce, anzi in re. Ma il piacere, che «non assomiglia a nessun altro», provocato dalla vista all'orizzonte dei due campanili, resta precluso a Marcel nella sua essenza profonda, proprio perché non sembra legarsi in nessun modo a tutte «quelle preoccupazioni letterarie» e anzi induce a non pensare più «ai versi, ai romanzi, a un avvenire poetico sul quale la [mia] mancanza di genio [mi] proibiva di fare assegnamento». E tuttavia: ciò che sta nascosto dietro la danza dei campanili di Martinville «doveva essere qualcosa di analogo a una bella frase, poiché era sotto forma di parole capaci di procurarmi piacere che la cosa era apparsa [...]. Sicché, alla fine, sarà un modo particolare, direi corporale, 108

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