pende dal fatto che si creda, e venga creduto, figlio legittimo di padre inequivocabile e regale, ha avuto per secoli la necessità di un nano, o più nani, che allentassero la pressione su di lui del godimento paterno, qualcosa di «piccolo» in cui identificarsi secondo la tesi, cui vi rimando, che ho sviluppato in Il disegno del rebus: manipolazione del nome del padre (impossibile al figlio di un re) e deposito di un '«unità di misura» nelle teorie sessuali infantili. Ma insieme con l'elemento del «piccolo» che consente il dislivello con la figura paterna e anche il fondarsi delle teorie sessuali infantili, il nano rappresenta per il re qualcosa di deforme, qualcosa di mutilato, lì accanto. Per secoli i nani sono stati costruiti come bonsai: in Oriente, racconta Victor Hugo, bambini venivano chiusi piccolini in vasi inmodo che crescendo, limitatamente allo spazio in cui si trovavano, assumessero la forma del contenitore. Qualcosa del genere accade, quando cresce, al nevrotico con il luogo della fobia. Bambini venivano rubati o comprati in Occidente, dando luogo a un traffico incalcolabile, per essere mutilati, ingobbiti, deformati, impediti nella crescita, in vario modo. E i nani ritornano, nell'altro film di Tod Browning sul circo,' Freaks del 1932, in rapporto alle nozze, a una donna, e a una gallina. Cleopatra, la bella del circo, volando nell'aria sul trapezio, dovrebbe appartenere all'universo delle teorie sessuali, contrapposta come è all'uomo virile che, giù nella pista, trattiene per le corna un enorme toro. Ma Cleopatra si fa giuoco di un nano che invaghito di lei le propone di sposarlo. Scopertolo ricco, Cleopatra accetta le nozze meditando già di avvelenarlo subito dopo. Snodo ambiguo del pranzo di nozze: il brindisi proposto dai nani con la canzoncina «Cleopatra diverrà una di noi», atterrisce Cleopatra in tutta la sua statura. Respinge il brindisi, che tenta poi di riproporre in privato of80
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==