lo. Siamo cioè convinti che siano necessari sia «madre» che «padre». È una posizione difficile da tenere, ma, a nostro avviso, adeguata alle osservazioni cliniche. Nasce dalla nostra esperienza il pensiero che l'analista debba fare di tutto per non «toccare» !'analizzando; deve essere il più possibile neutro, non deve scoprirsi, non deve compiere seduzioni affettive, non deve dire di essere interessato alle vicende dell'analizzante. I vantaggi di una posizione tecnica «paterna» sono per noi del tutto evidenti. Ma, una volta detto questo, è anche necessario avere un orecchio aperto di tipo «materno» e tale da poter eventualmente compiere interventi relativi a problematiche dei significanti formali. Vorremmo concludere con alcune formulazioni relative al solletico, tema cui avevamo già dedicato, su questa rivista, come accennato, un contributo in chiave hermanniana; la lettura di Anzieu ci ha fornito una chiave interpretativa di un qualche interesse. Non siamo ancora giunti a una nostra ipotesi conclusiva e proponiamo pertanto la nostra interpretazione come «variazioni su un tema di Anzieu». Il solletico potrebbe porsi come un fenomeno che svolge una sua funzione nel momento di passaggio dall'Iopelle all'Io pensante. Questo passaggio (v. nota 2) è molto complesso e, come abbiamo già accennato, è legato, nella sua genesi, al doppio divieto di toccare. La proibizione edipica che limita le relazioni amorose secondo l'ordine dei sessi e delle generazioni sarebbe preceduto dalla proibizione della fase edipica precoce, pregenitale, studiata da M. Klein: questa proibizione sarebbe sostanzialmente una proibizione anticannibalica. Potrebbero essere distinte innanzitutto due strutture dell'esperienza tattile: a) il contatto per stretta corporea, che interessa una gran parte della pelle, che comprende pressione, caldo o freddo, benessere o dolore, sensa235
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