Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

sere felice e una necessità di una posizione analitica tale da permettere di vivere, durante il lavoro analitico stesso, esperienze che sono mancate: Si tratta, con tali pazienti, non tanto di analizzare quanto di aiutarli a operare delle sintesi. Per questo, la situazione psicoanalitica, se l'analista vi si implica sufficientemente in un modo sufficientemente controllato, permette loro di vivere finalmente le esperienze strutturanti che non hanno avuto nella prima infanzia14 • Il trattamento psicoanalitico agirebbe pertanto non solo perché vi sarebbero interpretazioni garantite dal setting, ma anche perché le caratteristiche di quest'ultimo permetterebbero di correggere, di per sé, esperienze infantili traumatiche. Questa visione del trattamento psicoanalitico ci sembra interessante specie se posta in rapporto con la presenza, nell'opera di Anzieu, di un riferimento teorico a Federn. È noto che Federn fu il primo studioso a porsi il problema dei confini dell'Io ed è pure noto che sostenne l'esigenza di una terapia attiva con i pazienti psicotici (fino a portarseli a casa etc.). Ci sembra così particolarmente interessante notare che due autori che si sono occupati, sia pure a livelli ben diversi, di un problema simile (l'Io-pelle da un lato e i confini dell'Io dall'altro), siano poi giunti a pensare, a livello tecnico, che durante il trattamento psicoanalitico di pazienti che abbiano subito traumatismi psichici precoci, debbano essere compiute, all'interno del trattamento, delle esperienze correttive. Un piccolo capitolo del libro di Anzieu è dedicato tra l'altro alla tecnica del pack, dell'avvolgimento umido, cioè, del paziente psicotico. Anzieu ha ben presente l'importanza del divieto di toccare «noli me tangere» (dedica anzi a questo divieto pagi233

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==