verlo. È questo il mondo reale dello psicoanalista. Della sua realtà egli non ha alcun dubbio. Eppure l'ansia, per assumerla come esempio, non ha alcuna forma, odore o sapore; la consapevolezza dell'accompagnamento sensoriale della esperienza emotiva è un ostacolo all'intuito dello psicoanalista nei confronti della realtà con la quale egli deve essere unito. Ogni seduta psicoanalitica non deve avere nessuna storia e nessun futuro. Quello che si «sa» del paziente non ha nessuna ulteriore importanza: o è falso o è irrilevante. Se entrambi, paziente e analista, lo «sanno», è obsoleto. Se lo «sa» il primo ma non il secondo, allora è in attività una difesa o un elemento della categoria 2 (1, 2) della Griglia. L'unica cosa importante in qualsiasi seduta è quella che è sconosciuta. Non si deve permettere a nulla di distrarre l'attenzione dall'intuirla. In qualsiasi seduta, ha luogo un'evoluzione. Dal buio e dall'informe, qualcosa si evolve. Quell'evoluzione può avere una somiglianza superficiale con la memoria, ma una volta che è stata sperimentata, non può mai venire confusa con la memoria. Condivide con i sogni la qualità dell'�ssere totalmente presente oppure inspiegabilmente ed improvvisamente assente. Questa evoluzione è la cosa che lo psicoanalista deve essere pronto ad interpretare. Per fare questo, occorre disciplinare i propri pensieri. In primo luogo, e antecedentemente a tutto, come ogni analista sa, egli deve avere compiuto una psicoanalisi personale il più possibile profonda: nulla di quanto dico qui va inteso come se volessi mettere in dubbio ciò. In secondo luogo, egli deve coltivare con cura la propria capacità di evitare la memoria. Si dovrebbero limitare gli appunti a delle faccende che si possono registrare - l'agenda è un esempio ovvio. Obbedire alle regole seguenti: 1. Memoria: Non ricordare le sedute passate. Maggio219
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