Il piccolo Hans - anno XVII - n. 69 - primavera 1991

co, dal soggettivo all'oggettivo, è rimestata in tutti i sensi. L'autore è la figura di colui che deve essere pronto, mano a mano che procede nella sua elaborazione, ad abbandonare ogni «rivendicazione di priorità», cioè quello che poteva essere anteriormente - all'inizio : nel tempo in cui egli non era ancora autore - la ragion d'essere del suo lavoro, la sua motivazione intima. (Sogni di Freud a questo proposito che egli impara a valutare, che mette a frutto in tutti i modi possibili, facendo variare la figura dell'autore, demoltiplicando la sua figura). L'autore inventa delle funzioni differenti, è capace di trasformare il suo stile. Per altri versi si attribuisce più nomi, come nel caso di Kierkegaard e dell'invenzione degli pseudonimi sullo sfondo di serittura letteraria. Virtù dei primi passi dell'autore, nel tempo del suo «splendido isolamento»; egli non ha niente da leggere in merito a ciò che lo preoccupa, non ha da ascoltare le obiezioni degli avversari, non è soggetto ad alcuna influenza decisiva; perfino la pubblicazione può essere differita senza gravi inconvenienti, se non vi è il «dubbio» di una priorità da difendere. Questo tempo senza preoccupazione dominante è l'occasione (e senza dubbio la condizione) per l'autore di formare il suo linguaggio. L'autore è in grado di costituirsi in un momento Ìn cui il tempo non incalza, in cui si può imparare a ritardare e a essere inattuale. Dove la questione essenziale è, incontestabilmente, quella dell'«autonomia del lavoratore intellettuale» (geistigenArbeiter) e della sua indipendenza in rapporto a un padrone (maftre). L'autore è colui che sa, quando occorre, comprendere simili esigenze, colui che ne fa il principio stesso del suo procedimento; in una parola : divenire autonomo, autorizzarsi, essere sensibile agli effetti di retroazione e di anamnesi, fare in modo che vi sia ciò che Valéry chiama «l'influenza di uno spirito su se stesso e di un'opera sul suo autore». 213

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