della fonte tutta in sul lato sinistro ascoltandolo si riposava»; o Gismondo che interrompe Perottino «con la mano in ver di lui aperta» (I, XV); Sabinetta «nel principio di questi ragionamenti postasi a sedere, quasi fuori degli altri stando e ascoltando» (I, XIX); «Quinci Perottino, postasi la mano in seno, fuori ne trasse un piccol drappo» per asciugarsi le lagrime (I, XXXV); madonna Berenice, «alleggiato [alleggerito] di sé un giovane alloro, il quale nella sua selvetta più vicino allamormorevole fonte, quasi più ardito che gli altri, in due tronchi schietti cresciuto, al bel fianco di lei doppia colonna faceva, e sopra sé medesima recatasi...» (II, X); e ancora il romito del libro terzo «ravicinatomisi e di me amendue le gote soavemente prendendo, mi basciò la fronte» (III, XII); «con pochi valchi [passi] sotto alcune ginestre guidatomi, che dinanzi la piccola casa erano, sopra il piano d'un tronco d'albero il quale, lungo le ginestre posto, allui e a' suoi osti semplice e bastevole seggio facea, si pose a sedere e volle che io sedessi» (III, XII). E non è forse questa attenzione al «portamento» legata a fil doppio con il discorso d'amore, se possiamo leggere, nell'appassionata perorazione di Perottino sul suo imprevedibile insorgere: «E tutto il giorno si vede che un portamento, un andare, un sedere sono l'esca di grandissimi e inestinguibili fuochi?» (I, XXVIII). 2. «È grande la forza delle umane parole» Quasi a sigillo, nell'edizione del 1538, delle Prose della volgar lingua, del senso da lui attribuito alla propria opera, pubblicata solo tre anni prima ma lungamente meditata ed elaborata, il Bembo inserì nel capitolo iniziale, tra le altre ragioni del suo elogio del linguaggio, questa ulteriore affermazione: «Perciò che tra tutte le cose acconce a commuovere gli umani animi, che liberi sono, è grande 102
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==