Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

psicoanalitico, senza mai preoccuparsi dei tristi rovelli dell'ortodossia. Il primo punto che raccolgo dell'articolo è quello in cui Bruno descrive l'analista di codice come figura superegoica pronta a punire le infrazioni a quel codice di cui è rappresentato come depositario e garante, aggiungendo anzi che la psicoanalisi fornariana è una «analisi istituzionale che [...] non solo asservisce la pratica psicoanalitica a un'ipotesi razionalizzatrice di eliminazione delle contraddizioni», ma rimanda anche la teoria al vaglio di «una istituzione scientifica (la Società Psicoanalitica Italiana?) che si pone come luogo di validazione pubblica dei codici simbolici». Ecco le mie considerazioni su questo primo punto. Il modello teorico di Fornari (un modello - ricordiamolo - ancora in fieri, certamente aperto ad ulteriori sviluppi, che solo una morte precoce ha impedito) ha introdotto (in aggiunta e non certo in contrapposizione) nell'edificio teorico con cui Freud ha cercato di daré'una rappresentazione metaforica della psiche l'idea di «Codice affettivo di base», inteso come dispositivo affettivo diretto a pre-determinare comportamenti psichici e relazionali finalizzati alla risoluzione di alcuni fondamentali compiti adattivi della specie. Fornari era stato molto colpito da alcune tappe del percorso evolutivo della specie umana, in particolare dalla cruciale «catastrofe» rappresentata dal cosiddetto «dilemma ostetrico»: l'acquisizione della stazione eretta, liberando l'uso degli arti superiori, diede un potente contributo all'intervento umano sull'ambiente mediante costruzione ed uso di manufatti; ciò contribuì a sua volta ad uno straordinario arricchimento delle attività mentali di cui fu correlato anatomo-morfologico l'aumento massiccio delle dimensioni encefaliche; d'altra parte proprio la stazione eretta modificò anche la morfologia del bacino: la femmina umana si ritrovò così a dover partorire cuccioli dalla testa più grossa con una strut232

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