Il piccolo Hans - anno XVII - n. 68 - inverno 1990-1991

ma non della solitudine. La notte sta sveglia; poi, quando si sveglia la madre, si addormenta lei: il cambio della sentinella scongiura un improvviso arrivo del nemico. Per due motivi Angela si sentiva in colpa: nei confronti di Dio, che non poteva perdonarle il fatto che, attraverso di lei, le anime dei morti ricominciassero a parlarsi (cioè, interpretando, che i soggetti uscissero dalla condizione di marionette «fatte alla bell'e meglio» in cui Dio le teneva); e colpa verso la nonna in quanto, sul punto di morte, questa le tende la mano, quasi a chiederle di seguirla, mentre Angela resta immobile, non risponde a questo desiderio. La cura Qualcosa colpisce subito in lei: accenna a tematiche terribili, fino all'idea del suicidio con cui terrorizza i genitori e preoccupa gli operatori, poi mi dice che ama «la luce, il sorgere del sole». La sua gentilezza, la timidezza e sensibilità come si coniugano con le scenate e gli atti con cui si denuda? Poi, in un secondo momento, dopo che si è un po' ristabilita, mi dimostro meravigliato del modo «scientifico» e senza risvolti emotivi con cui mi racconta le sue cose più intime. Le faccio sapere che non mi va di saperne molto, invitandola piuttosto a riflettere su qualcosa di contingente, come la sua spiccata tendenza ad angosciare i genitori informandoli nel dettaglio sullo sviluppo metodico delle sue idee suicidarie. Questo mio invito, che suona come un rifiuto di essere lo psicologo davanti a cui lei denuda la sua psiche, sblocca la paziente; la seduta successiva un inatteso bagliore di sfida e collera nel viso prelude alla rivelazione: «dovrete mollare, prima o poi!». In questo punto la paziente crea un ponte tra il suo abituale atteggiamento di disponibilità e riservatezza e i passaggi all'atto che l'avevano condotta in un ingranaggio 228

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==