gnavamo, dipingevamo, ritagliavamo figure, sguazzavamo nell'acqua. Gli insegnai a fare le bolle di sapone e a giocare a ping-pong. Giocammo a pallone e cogliemmo fiori. Parlammo dell'imminente arrivo del fratellino, che di lì a poco nacque. Anche la madre, su mio suggerimento, infine gliene aveva parlato. e) PERIODI DI ATTIVITÀ TERAPEUTICA INTENSIVA. A Gabriel piaceva cucinare e dare da mangiare alle bambole. Il culmine di questo gioco si ebbe nel primo periodo intensivo con la «festa di compleanno della scimmia». Sugli scaffali della mia stanza c'era una scimmietta di pezza; un giorno, appena arrivato, Gabriel disse: «Facciamo che oggi è il compleanno della scimmia?». Sotto la sua direzione cominciammo a preparare i rinfreschi. Usammo pittura bianca per il latte e gli acquerelli per il succo di lampone, di prugna, e di arancia. C'erano poi «carne», «minestra di fagioli», «dolci» e frutta di tutti i tipi e colori. Le candeline della torta erano noccioli di dattero. Per fare tutto questo ci volle un'intera seduta. Il giorno dopo Gabriel, quando arrivò, era già tutto eccitato e disse che avremmo subito apparecchiato e servito il pranzo. Con dei fogli di carta bianca fece le tovaglie e le stese sui tavolini, tutto preoccupato della buona riuscita del suo lavoro, poi mise le bambole a sedere sulle seggioline che aveva disposto intorno ai tavoli, con la scimmietta a capotavola. Gabriel al colmo della felicità cominciò a offrire i rinfreschi ai suoi invitati, dicendo: «Prendine ancora, tu e anche tu; chi vuole altro dolce? Ce n'è per tutti! Oggi è il compleanno della scimmia!». Prese poi giù dalla mensola tutti gli altri animali affinché anch'essi potessero mangiare a sazietà. In questa occasione si risvegliarono sensazioni molto importanti sia nel piccolo paziente sia nella terapeuta. La contentezza connessa all'oralità e ai ricordi delle esperienze di soddisfacimento e di amore comparvero nella relazione terapeutica ad un alto livello emozionale. 216
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