Durante le sedute osserviamo continuamente il bambino: come gioca, quali giocattoli preferisce, come si muove, quale mano usa più spesso. Un'osservazione corretta del bambino è la base stessa del nostro lavoro, però non la si ottiene certo tenendogli gli occhi puntati addosso, ma con una sorta di «attenzione fluttante» che riesca a includere anche fatti marginali (Hermann). È risaputo che i bambini crea,no più e più volte la stessa situazione nelle sedute. Queste ripetizioni sono molto importanti sia dal punto di vista diagnostico che da quello terapeutico. Secondo Ferenczi potrebbe trattarsi di un tentativo inconscio di superare il trauma che è all'origine della sofferenza (Ferenczi 1934). Il comportamento del terapeuta è generalmente passivo e si limita a creare l'opportunità per le libere attività del bambino: nella maggior parte dei casi tutto ciò che dobbiamo fare è fornire una presenza appropriata. La nostra presenza infatti dà sicurezza e protezione al gioco del bambino, cui partecipiamo solo se il bambino stesso lo richiede. Coi ragazzini più grandi assume maggior rilievo il parlare, mentre disegnare, costruire o giocare con le bambole hanno solo un ruolo secondario. Casi clinici 1) George è un bambino di tre anni, biondo e di piccola statura. La madre descrive così il suo disturbo: «Sono quattro settimane che si è messo a balbettare in maniera grave. Riesce a malapena a dire una frase tutta intera, arrossisce quando tenta di parlare e ne soffre molto». George è figlio unico di genitori giovani e benestanti. Si desume dai dati dell'anamnesi che la madre non voleva assolutamente questo bambino. Aveva abortito infatti al terzo mese di gravidanza, ma, come risultò più tardi, questo aborto fu inutile, poiché l'utero era doppio 210
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