da critiche né da correzioni soccorrevoli, e questo per non farlo diventare fonte di apprensione. Questo balbettio iniziale non dovrebbe essere del resto nemmeno definito come balbuzie. Secondo Johnson è l'etichetta della diagnosi che crea il bambino balbuziente; a suo parere la cosa più importante sarebbe riuscire a modificare un certo tipo di educazione perfezionista orientata all'ottenimento dei risultati e nello stesso tempo limitante (Bloodstein 1969). La terapia della comunicazione di Wyatt si fonda sulla psicologia dinamica e sulla comprensione profonda dello sviluppo del linguaggio nel bambino. Durante l'apprendimento del linguaggio madre e bambino sono sintonizzati tra loro per mezzo di continue imitazioni e identificazioni reciproche. Qualsiasi falla nel loro rapporto può causare una crisi in un qualche stadio del processo di apprendimento del linguaggio. Wyatt di solito incontra il bambino in presenza della madre e lo aiuta ad esprimere le sue emozioni rivolgendoglisi con un linguaggio adeguato al suo livello di comprensione. L'autrice intende fornire soltanto un possibile modello, non pretende di essere una madre migliore della madre reale. La madre dovrebbe sempre sentire di essere colei che può aiutare al meglio il suo bambino (Wyatt 1969). In Ungheria è notevole, a mio parere, un'iniziativa di Vera Mérei, che organizza incontri di gruppo periodici per genitori di bambini balbuzienti. Nel gruppo è possibile migliorare le proprie capacità di auto-osservazione e di controllo del comportamento, altrimenti dominato dall'automatismo. L'introspezione, la conoscenza della metodologia e i consigli pratici, che i genitori ricevono nel gruppo, creano una buona atmosfera nel gruppo stesso, e gli effetti si fanno sentire anche nella vita di tutti i giorni, contribuendo così allo sviluppo del bambino (Mérei 1975). Anche gli psicoanalisti dei bambini si occupano di balbuzie: Kolansky ad esempio parla di una bambina di tre 208
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